Rimango sempre affascinato dalla forza della natura in qualsiasi sua forma e dimensione. Vedere un vulcano in attività è qualcosa che ti destabilizza interiormente: ti senti vibrare e impotente, un suono ancestrale che rimbomba nell’aria invade ogni tuo pensiero, sbuffi, fumi, scoppi, fiamme e la lava che cola piano piano con quel suo andamento apparentemente immobile ma incessante. Ho vissuto giornate stupende passeggiando su questo enorme essere vivente - la montagna parlante come la chiamano qui - che con le sue infinite storie e continui cambiamenti è parte integrante della popolazione e della storia di queste zone.

E’ lunedì - 29 marzo - e da Floresta ridiscendo lungo la Valle del Alcantara in direzione Randazzo. Passeggio in questa magnifica valle famosa per le sue gole (le gole di Alcantara n.d.r.), un gioco di forme, colori e volumi scavati dall’acqua che grazie alla sua forza erosiva, secolo dopo secolo, ha progressivamente portato alla luce il corpo lavico generando delle suggestive cavità che fanno dell’alveo del fiume Alcantara un posto unico nel suo genere. Scendo veloce con passo sicuro verso Randazzo dove ad aspettarmi trovo una delegazione del Cai locale. Mi fermo un poco con loro, faccio un pò di spesa e riparto verso l’Etna con Stefano. Sono un poco stranito, nel giro di qualche chilometro sono passato da vallate verdi in fiore al nero delle lavico che si è impadronito quasi totalmente dell’ambiente circostante. Qui per la prima volta mi rendo conto di cosa vuol dire convivere con un vulcano. La roccia lavica domina in ogni dove, nei colori, nei profumi e nel suo utilizzo: case, muretti e sentieri erano completamente realizzati con questa roccia ed ora camminiamo tra i vari resti e ricordi. Saliamo lungo le pendici dell’Etna sul versante Nord-Ovest fino ad incontrare la pista altomontana, una strada sterrata che permette di circumnavigare il vulcano da Ovest a Est mantenendo una quota costante tra i 1750 e 2000 metri. Purtroppo la strada sterrata attualmente non è percorribile in tutta la sua totalità, in quanto nella parte orientale, precisamente in corrispondenza della valle del Bove, una colata di lavica ha reso quella parte di tracciato impraticabile. Giunti sulla pista ci dirigiamo verso il Rifugio Monte Scavo. Camminiamo lentamente, e questo mi permette di osservare le cime imbiancate dell’Etna mentre sotto i piedi la crosta nera delle ceneri delle eruzioni dei giorni passati si spacca piano piano lasciando affondare i nostri scarponi nella neve. E’ davvero un contrasto incredibile, un gioco di colori che solo la natura ci sa donare, un alternanza di suoni e suggestioni che fatico a raccontare a parole. Giunti al rifugio, facciamo un po’ di legna e accendiamo la stufa in attesa che arrivi Marco e amici. Marco è una guida vulcanologica del posto, con cui sono entrati in contatto grazie al nostro sponsor in comune - LaFuma - e che nei prossimi giorni mi accompagnerà a fare una gita scialpinistica sulle pendici dell’Etna. Marco con due suoi amici è partito nel primo pomeriggio dal lato orientale del vulcano per poi ridiscendere su quello orientale e raggiungerci per cena. Sono le 7 e finalmente siamo tutti al caldo attorno alla stufa dentro il Rifugio. Facciamo un aperitivo tutti insieme, a cui segue una fantastica grigliata di salsicce ripiene di formaggio e pomodoro: cosa chiedere di più? La giornata è stata lunga per tutti e con la pancia piena di buon cibo e sane risate ci addormentiamo stanchi, ma felici.

Martedì - 30 marzo - mi sveglio prima di tutti, raccolgo le mie cose molto lentamente e senza fare rumore esco dal Rifugio. Ho voglia di qualche minuto solo per me, guardare l’orizzonte e perdermi nei miei pensieri mentre un venticello fresco soffia sul mio viso. E’ una bella giornata, mi preparo un tè e piano piano uno ad uno si alzano anche i miei compagni. Facciamo colazione tutti insieme e dopo esserci salutati dandoci appuntamento nei prossimi giorni mi incammino da solo in direzione Rifugio Sapienza dove ho un appuntamento per le 10.30. Cammino veloce con passo deciso e ancor prima di arrivare all’appuntamento incontro Grazia - AMM della regione Sicilia -  ed Enzo che invece che aspettarmi al Rifugio Sapienza avevano deciso di venirmi incontro. Mi scortano così fino al rifugio raccontandomi l’enorme ecosistema che gravita attorno all’Etna, un vero e proprio laboratorio a cielo aperto che ingloba vari elementi non solo vulcanologici, ma anche geologici, climatici, biologici e antropologici. Arrivati al Rifugio ne approfitto per fare una seconda colazione e successivamente ci incamminiamo verso Zafferana Etnea lungo la schiena dell’asino accompagnati anche da Francesco - presidente delle guide vulcanologiche della Sicilia - che nel mentre ci ha raggiunti. Il Sentiero schiena dell’asino - così chiamato perchè la forma del crinale richiama il dorso di un somaro - è un affascinante itinerario che scorre lungo il costone meridionale della Valle del Bove dal quale si può ammirare la stupefacente valle che continua ad accogliere milioni di metri cubi di lava scesa dal Cratere Sud-Est dell’Etna. La discesa è lenta ma ricca di storie e informazioni, di racconti e suggestioni che grazie ai mie compagni di viaggio arricchiscono questa tratta. Ci perdiamo in mille parole (per fare 11km ci mettiamo quasi tutto il giorno) e raggiungiamo Zafferana che ormai è quasi sera. Grazia gentilmente mi ospita a casa sua e dopo una bella doccia rigenerante mi addormento ascoltando il borbottio della montagna parlante che incurante di tutti noi continua con i suoi millenari discorsi.

Mercoledì - 31 marzo - oggi avrei dovuto sciare con Marco, ci eravamo lasciati al Rifugio Monte Scavo dandoci appuntamento oggi per passare un’intera giornata sugli sci insieme. Marco martedì - ieri - dopo aver lasciato il rifugio era risalito con le pelli sulla cima dell’Etna lato occidentale, ri-disceso per quello orientale per poi raggiungermi - oggi - a Zafferana. Purtroppo ieri ha constatato che il caldo di questi giorni ha mutato decisamente le condizioni e che quindi la gita prevista non era più percorribile, ma mi propone una interssante alternativa: un giro in kayak insieme! Nel giro di poco mi ritrovo ad Acitrezza con lui ed Angelo - un suo amico - a pagaiare. Mi portano ad ammirare le origini dell’Etna, delle conformazioni di lava primordiale che fuoriescono dal mare, colonne basaltiche dalle forme inusuali che ricordano le canne di un organo sospese sul mare. Da qui ci spostiamo lungo la costa fino a Santa Maria la Scala. Lungo il tragitto, tra una pagaiata e l'altra, ho potuto ammirare la stupenda riserva della Timpa: altopiano roccioso caratterizzato da un promontorio di circa 80 metri di altezza a ridosso della costa di Acireale ricoperto da una lussureggiante vegetazione costituita principalmente da edera, euforbia e carrubbi. Ritorniamo verso Acireale passando dai faraglioni dei Ciclopi. La leggenda sulle isole dei Ciclopi attribuisce l'origine dei faraglioni all'ira del ciclope Polifemo che, accecato da Ulisse, avrebbe scagliato contro l'eroe greco grandi cime rocciose per cercare di evitarne la fuga in mare. Con l’affascinante richiamo ai miti greci, lasciamo il kayak a riva e ci dirigiamo verso casa di Marco per gustarci una bella pasta in compagnia. Nel pomeriggio ho di nuovo appuntamento con Grazia perchè mi accompagni da Giuseppe, un giornalista locale che mi aspettava per un diretta facebook con i soci del Cai di Catania. Ormai sono più disinvolto di fronte alle telecamere ma è stato emozionante rivedere e risentire anche solo per qualche minuto persone che avevo incontrato nelle settimane precedenti lungo il mio percorso. Giuseppe a mia insaputa aveva contattato via web e invitato a partecipare alla diretta diversi amici che in queste 7 sette settimane mi avevano accolto e dato una mano lungo questo mio viaggio. Finita la serata e ancora emozionato ci dirigiamo verso casa di Grazia - che mi ospita anche per questa notte - mentre l’Etna sullo sfondo continua la sua attività.

Giovedì - 1 aprile - sono le tre del mattino circa e vengo svegliato all’improvviso da Grazia. I vetri delle finestre tremano e lì per lì ancora mezzo addormentato non capisco bene cosa stia succedendo. Mi chiama a gran voce e mi invita a raggiungerla velocemente in giardino. Esco con gli occhi ancora un po’ socchiusi che all’improvviso si spalancano di fronte a una forte esplosione di lava in cielo. Non avevo mai visto un vulcano in attività, sento la sua forza e la sua potenza che si manifesta di fronte a noi, uno spettacolo millenario che chissà quanti occhi prima di me hanno osservato. Nonostante lei abiti lì da sempre, vedo l’emozione di vedere la sua montagna che parla lanciando discorsi al cielo, un dialogo continuo tra il Vulcano e i suoi abitanti. E’ un continuo di esplosioni che colorano l’orizzonte, spruzzi di lava accompagnati da pause che ti lasciano senza fiato. Resto immobile a gustarmi questo splendore mentre l’Etna ci dona degli stupendi parossismi. Ritorniamo a letto, domani mi aspetta una lunga tappa ed è meglio riposare ancora qualche ora. Fatta colazione Grazia mi accompagna all’attacco del sentiero. Riparto così per il mio viaggio lungo il sentiero delle ginestre, stupendo itinerario oggi completamente ricoperto da cenere nera delle eruzioni dei giorni precedenti. Il percorso sale lentamente prima tra le ginestre e poi tra faggi e castagni fino a Piana Provenzana, nota località sciistica che dopo l’eruzione del 2001 è stata quasi completamente distrutta. Negli anni successivi hanno provato a rilanciare la località ma il turismo non è più ripartito come prima. Ho già fatto oltre 20km e circa 1500 metri di dislivello e mi fermo per mangiare qualcosina mentre controllo le mappe per individuare la discesa. Riparto verso Mojo Alcantara aggirandomi tra i resti della colata del 2001 dalla quale ogni tanto spunta il tetto di qualche albergo divorato dalla lava. Scendo velocemente a valle e mentre mi accingo ad entrare in paese mi contatta Stefano - ero con lui lunedì al Rifugio Monte Scavo - dicendomi che mi stava venendo incontro con il suo miglior amico, Pippo, il quale ci teneva molto ad ospitarmi questa sera a casa sua. Arrivo a casa di Pippo, sua moglie e le sue figlie stanno preparando i tipici dolci pasquali, dei fantastici cuddura cull'ova - colombe di biscotto con sopra uova sode - ne avevano preparato anche uno apposta per me a forma di omino che cammina! Dopo essermi fatto una doccia e un poco di spesa ci ritroviamo tutti insieme per la cena: salsicce ripiene, involtini al pistacchio e philadelphia, ricotta fresca passata al forno, vino, dolce, amari e tanta allegria.

Venerdì - 2 aprile - parto presto, risalgo da Mojo in direzione Bosco di Malabotta all’interno di una vallata decisamente verdeggiante, con fiori, piante e animali al pascolo che, dopo diversi giorni in cui il nero era il colore primario, mi mettono decisamente di buon umore. Arrivo al bosco, una riserva naturale posta tra la fine dei monti Nebrodi e l’inizio dei monti Peloritani formato da querce dalle dimensioni enormi. Mi sento piccolo, ma al sicuro sotto i possenti rami di questi giganti. Oltrepasso la riserva e mi ritrovo in un tratto decisamente noioso tra pale eoliche, strade asfaltate e strade bianche fino a Novara di Sicilia dove ad attendermi c’è il Cai locale. Mi fermo per pranzo e ne approfitto per fare una abbondante spesa visto che per i prossimi 3 giorni sui monti Peloritani devo essere completamente autonomo. Dopo aver assaggiato le leccornie locali - dita d'apostolo I love you - saluto i ragazzi del Cai e, carico di milioni di calorie e tante energie, riparto lungo un bellissimo single track per Rocca di Novara, il Cervino della Sicilia. Rocca di Novara è una enorme roccia calcare con conformazione particolare a tronco che ricorda la forma del Matterhorn ai piedi della quale, sul versante meridionale, si stende un piccolo altopiano a circa 1300 metri di altezza. Qui ho appuntamento con Marco che mi ha di nuovo raggiunto, ma questa volta in bici. Piantiamo le nostre tende, spadello come un grande chef al fornelletto, dopo una bella cena e delle chiacchiere in compagnia ci addormentiamo ammirando le stelle.

Sabato - 3 aprile - mi sveglio presto, faccio colazione con Marco con molta calma, la traversata a remi dalla Sicilia alla Calabria è prevista per martedì e quindi posso decisamente accorciare le tappe per il mio arrivo a Messina. Saluto Marco con la speranza di ritrovarci da qualche parte lungo l’Italia per ri-condividere qualche tratto di strada insieme e mi rimetto in cammino lungo il Sentiero Italia. La prima parte di discesa è decisamente noiosa con diverse parti in asfalto. Purtroppo mi ritrovo su questo itinerario perchè a causa di una frana il tragitto che doveva passare lungo tutta la dorsale dei monti Peloritani in questa tratta non è percorribile, rendendo necessaria questa deviazione interna. Oltrepassato questo tratto finalmente risalgo il sentiero lungo la dorsale dei monti Peloritani e mi ritrovo a camminare come un funambolo in bilico tra i due mari: da una parte il Tirreno dall’altra lo Ionio. La dorsale peloritana è un antico percorso di comunicazione, è probabile che la strada si stata utilizzata già in epoca romana e che, nel recente passato, era nota ed utilizzata come strada militare. Il tracciato è lungo circa 70km e percorre quasi interamente i monti Peloritani. Arrivo presto a Postoleoni, un luogo magnifico dove trovo una bellissima casetta forestale con vicino un laghetto e un bellissimo pagliaio. La casetta è chiusa, approfitto così del pagliaio e organizzo con calma la cena e il pernotto.

Domenica - 4 aprile - è’ pasqua ed ho conservato fino ad oggi la Cuddura Cullova che la moglie di Pippo e le sue figlie avevano preparato per me. Sarà la mia colazione pasquale! Mi rimetto in cammino, il cielo è plumbeo e il sentiero scorre veloce con il cielo che ogni tanto si apre lasciandomi intravedere stupendi scorci a volte sul Mar Tirreno e a volte sul Mar Ionio. Percorro questa stupenda strada militare, ne ammiro la fattura, sento le sapienti mani che hanno lavorato e tracciato questo stupendo itinerario e che resiste nonostante il passare del tempo. Peccato che sia nuvoloso e riesco a veder ben poco di quello che ho attorno. Decido quindi di accelerare in direzione Portella dove passerò la notte. Trovo rifugio vicino a una casetta della forestale, le cui cattive condizioni mi fanno però propendere per piantare la mia fidata tenda per passare la notte. Mentre mi accampo mi raggiunge Angelo - amico di Marco che era venuto con lui sull’Etna e in kayak - che si accampa con la sua tenda vicino a me per la notte. Ceniamo insieme e mi racconta dei suoi molteplici viaggi in bici e rimango molto colpito e affascinato dai racconti del suo viaggio su due ruote in Sud America fatto alla fine degli anni ‘90. Ci scambiamo diverse idee e opinioni, emozioni, pareri sul viaggiare, vagabondare e del gusto di “randagiare†senza una fissa dimora. Angelo domani mi accompagnerà fino a Messina dove grazie alla Canottieri Peloro farò la traversata a remi in direzione Calabria.

Lunedì - 5 aprile - mi sveglio con la pioggia che picchietta sulla tenda. Non piove molto per fortuna e io ed Angelo troviamo riparo sotto due pini per fare colazione. Verso le otto siamo in marcia lungo un bellissimo sentiero a tratti tecnico ed esposto che porta fino al Santuario della Madonna di Dinnammare. Purtroppo anche oggi si cammina tra nuvole e nebbia, così non mi posso godere del panorama. Arrivati al santuario troviamo una delegazione del Cai di Messina che ci accompagna fino a Messina. La discesa in città è molto lenta e allegra, non ci sarà il panorama ma i racconti dei miei compagni di viaggio riempiono la mia mente di immagini davvero suggestive! Arrivati in città ci salutiamo, Angelo e i ragazzi del Cai vanno verso la stazione ferroviaria mentre io mi dirigo verso Capo Peloro dove la canottieri mi ha messo a disposizione una casetta per passare la notte prima della traversata a remi prevista per domattina all’alba. Arrivato presso la mia temporanea dimora scopro che, molto gentilmente, la signora che ha organizzato il pernotto mi ha lasciato delle lasagne da mangiare e, oltre a quelle, passando nel controllare che fosse tutto a posto mi ha portato anche del capretto. Direi un'ottima cena prima della remata di domattina!

Martedì, se tutto va secondo i piani, mi passano a prendere alle 5.20 e alle 5.30 circa starò remando da Capo Peloro verso Villa San Giovanni. Arrivato in Calabria proseguirò a piedi fino a Reggio dove passerò la notte per poi ripartire mercoledì in direzione Aspromonte. Danno le temperatura in abbassamento, sui 2000 metri dovrei trovare neve, ma non faccio molti programmi, in queste otto settimane ho capito che giorno per giorno ogni cosa si affronta!

A lunedì prossimo e ricordate che tutte le montagne parlano, non solo l’Etna, basta saperle ascoltare!

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