Lunedi 4 ottobre - Bivacco Zanuso - Prepotto
Nonostante gli scrosci d’acqua sul tetto durante tutta la notte, la mattina mi sveglio riposato. Faccio colazione e riparto, immerso nel buio e nella nebbia umida. Risalgo la cresta di Colovrat, per completare la seconda parte della traversata, cominciata ieri su questa montagna famosa per la grande guerra e raggiungo la vetta del monte Poclabuz (o Na Gradu), la mia ultima cima di 1100 metri. Mi dirigo verso il rifugio Solarie che raggiungo nel momento in cui cominciano a cadere le prime gocce di pioggia della giornata. Sfortunatamente trovo tutto chiuso, forse perchè sono solo le otto e, visto il tempo inclemente, il gestore dorme ancora. Proseguo in discesa su strada bianca e sentiero che si snoda sulla cresta che separa la valle del Natisone dalla valle dell’Isonzo, vecchio confine militare e linea di difesa. Attorno a me scorgo postazioni di cannoni, trincee, vecchi appostamenti, per ricordarmi che sto seguendo un tratto del Sentiero Italia che ripercorre il Sentiero Della Pace. Mi fermo a Tribil superiore per bere un caffè e ripararmi da uno scroscio piuttosto intenso e, appena smette, proseguo per Staragora (Castelmonte) dove sorge un antichissimo santuario. La situazione meteo comincia a farsi preoccupante; trovo riparo in una locanda all’interno delle mura del convento e pranzo al caldo e all’asciutto, aspettando che il diluvio si plachi. Nel pomeriggio, un attimo di tregua mi fa prendere coraggio e decido di ripartire verso il fondovalle. Arrivo al paesino di Prepotto dove si presenta, davanti ai miei occhi, ciò che mi attende nei prossimi giorni: il Collio, area geografica collinare tra Italia e Slovenia, patria di famosi vigneti. Fortunatamente trovo un panettiere aperto, faccio scorta di pane e biscotti per domani e trovo riparo sotto un’ampia tettoia. Mi auguro che domani il tempo sia un po’ più clemente anche se le previsioni non promettono nulla di buono.
Martedi 5 ottobre – Prepotto – Gradisca d’Isonzo
Cerco di anticipare la pioggia alzandomi molto presto così da arrivare prima, alla fine della tappa odierna. Dopo colazione e un veloce caffè al bar, mi accingo a intraprendere la mia traversata del Collio. Il sentiero Italia infatti percorre tutti i colli tra vigne e ulivi, in un paesaggio bucolico e suggestivo. La pioggia non mi da tregua: dopo mezz’ora di marcia eccola arrivare inesorabile, sottile e fastidiosa. Nei momenti in cui gli scrosci diventano insopportabili, riesco a trovare sempre qualche riparo provvidenziale sotto tettoie o portici, in modo da non inzupparmi troppo. A Collio Alto mi accoglie un’occhiata di sole. Mi fermo a mangiare e ad asciugarmi, per quanto sia possibile, e poi di nuovo in cammino fino a raggiungere Gradisca d’Isonzo dove ho contattato un b&b che mi ospiterà questa notte. Ricevo un benvenuto molto caloroso da parte del proprietario, incuriosito dalla mia avventura ed interessato al fatto che il suo locale sia adibito a punto d’accoglienza del sentiero Italia. Finalmente riesco a farmi una doccia calda e ristoratrice, un toccasana dopo la quantità di umidità accumulata in questi giorni. Passo il pomeriggio con Romano, un ragazzo di Udine che mi ha contattato per percorrere un tratto del viaggio in mia compagnia. Mi accompagnerà domani, raggiungendomi durante il tragitto. Dopo una piacevole cena, in compagnia del proprietario del b&b, mi concedo un sonno riposante.
Mercoledi 6 ottobre – Gradisca d’Isonzo – Valico San Pelagio
Oggi dovrebbe essere l’ultimo giorno di pioggia e purtroppo le previsioni ne annunciano davvero tanta. Preparo meticolosamente lo zaino, proteggendo le cose importanti dal bagnato, in modo da arrivare a sera con un cambio e il sacco a pelo asciutti. Mi concedo un’abbondante colazione, saluto il proprietario e mi avventuro verso il centro della citta, attraverso il fiume Isonzo e mi allontano velocemente risalendo le basse colline del Carso. Giusto il tempo di partire e di nuovo la pioggia comincia a cadere incessante, infradiciandomi completamente. Proseguo con rammarico, senza riuscire a godermi il paesaggio, a testa bassa e più velocemente possibile per non raffreddarmi troppo e per giungere al più presto a fine tappa. Passo vicino al lago Doberdò dove c’è un centro d’ accoglienza parco, che sfortunatamente trovo chiuso. Mi riparo per un’ora sotto una tettoia aspettando una tregua e poi riparto, scortato dalla presenza di monumenti storici, trincee, che ogni momento ricordano i tragici avvenimenti che hanno toccato queste zone. Romano mi aspetta nel paese di Giamiano ma, viste le secchiate d’acqua che piovono del cielo, mi saluta, proseguendo in auto, e dandomi appuntamento al prossimo paese (Medeazza). Lo raggiungo e pranziamo insieme aspettando un affievolirsi delle precipitazioni. Proseguo da solo attraverso colline ricoperte di fitti boschi e giungo finalmente al Valico di San Pelagio dove spero di trovare un riparo nella vecchia dogana dismessa. Non scovando nulla, proseguo qualche centinaio di metri e raggiungo una casa in ristrutturazione con un grande portico, ottima per lo scopo. Mi cambio completamente indossando vestiti caldi e asciutti, mangio una zuppa calda e mi rintano nel sacco a pelo. Domani mi aspetta una bella giornata di sole… così almeno dicono le previsioni.
Giovedì 7 ottobre – Valico San Pelagio – Val Rosandra
La mattina mi accoglie con un cielo carico di nubi che viaggiano velocissime, trasportate dalla bora che soffia inesorabile da nord est. La pioggia sembra però un ricordo dei giorni passati. Grazie al vento forte si sono asciugati anche i vestiti, mentre gli scarponi rimangono umidi. Li infilo e riparto. Mi inoltro nel bosco attraversando il cuore del Carso italiano, un susseguirsi infinito di colline che mi portano sulla cima del monte Tanaro che mi regala un panorama mozzafiato, disturbato solo dalle forti raffiche di vento che sulla vetta soffia burrascoso. Mi riparo velocemente all’interno del bosco, proseguendo nel mio saliscendi interminabile. Attraverso molti piccoli borghi, ormai quasi paesi fantasma e giungo al valico autostradale dove mi fermo per scaldarmi e mangiare qualcosa. Proseguo poi verso Basovizza, entrando nel comune di Trieste. Costeggio tutta la Val Rosandra, che è stata palestra di allenamento ad Emilio Comici e, ancor oggi, di molti altri Triestini e che, nonostante la bassa quota, è selvaggia e difficile come l’alta montagna. Proseguo lungo tutta la cresta a strapiombo sul torrente Rosandra, con lo sguardo che abbraccia il panorama fino al golfo di Trieste in una vista spettacolare. In cresta il vento è davvero furioso. Per fortuna, in breve, mi ritrovo a scendere verso il fondo valle raggiungendo Bagnoli Superiore, dove sorge il rifugio Premuda, il rifugio con la quota più bassa di tutta l’Italia continentale ( 50mt s.l.m) Mentre faccio un aperitivo veloce, contatto il BeB che ha dato la disponibilità per ospitarmi e, anche se non hanno più posti letto, mi sistemano in un comodo e caldo garage. Dopo cena mi metto a letto: domani sarà il penultimo giorno di marcia!
Venerdfi 8 ottobre –Val Rosandra – Muggia
Mi sveglio tardi, visto che mi aspetta solo mezza giornata di cammino. Ad accompagnarmi, oggi fino a fine tappa, si offrono due soci CAI di Muggia. E’ bello anche camminare in compagnia. La tappa odierna si snoda sul fondovalle attraverso strada asfaltate e sterrate, a discapito dei sentieri. Procediamo spediti con il sole che, come se mi volesse salutare in questo ultima tappa, fa capolino tra le nubi e illumina l’ambiente rendendolo molto più bucolico e brillante. Arriviamo per pranzo al porto di Muggia: il mare è in burrasca, con il vento che spinge i marosi contro la banchina e gli spruzzi che ci raggiungono inumidendoci i vestiti. E’ emozionante vedere il mare dopo mesi, è un po’ come tornare al punto di partenza! Pranziamo insieme e, invece di cercare riparo per la notte presso il portico della chiesa vecchia, Luciano mi propone di restare da lui per cena e per la notte: mi aspetta una buonissima trippa in ottima compagnia, come potrei rinunciare??
Sabato 9 ottobre – Muggia – Lazzaretto
E’ arrivato il grande giorno ma, come tutte le imprese quando finiscono, anche questa mi sta lasciando un senso di vuoto. Non riesco ancora a realizzare che sia tutto finito, che il sogno che ho cullato per molti anni, si sia realizzato. Dopo una bella colazione, mi incammino verso la meta scortato da un gruppetto di soci del CAI. Camminiamo con tranquillità , non c’è fretta, e cerco di godermi ogni passo. Chiacchiero un po’, poi mi prendo qualche minuto per me, cercando di realizzare quello che sta succedendo, anche se è molto difficile. Ci fermiamo qualche minuto a Muggia Vecchia, per godere di un bel panorama con un gran cielo azzurro, spazzolato dalle raffiche di bora che ancora si fanno sentire. Raffiche che mi riportano alla realtà , dai mille pensieri che si sovrappongono l’un l’altro. In poco più di un’ora giungiamo a destinazione dove trovo davvero molta gente ad attendermi: amici, parenti, delegazioni del CAI, il presidente regionale dal CAI del Friuli Venezia Giulia…. Un susseguirsi di strette di mano e forti emozioni. Tanti pensieri cercano di farsi strada nella mia testa, ma non è questo il momento di filosofeggiare: svuoto la testa e mi faccio travolgere dagli eventi, dalle persone, dai calici di vino che continuano a girare. E’ bello arrivare alla fine di un percorso come questo, si sogna spesso questo momento, ma, una volta giunti al termine, ci si rende conto che all’arrivo non c’è nulla; sono i bei momenti vissuti durante il viaggio a renderlo speciale e degno di essere vissuto. Ti rendi però conto di quanto è importante il valore delle persone. Persone che ti sono state accanto durante tutti questi mesi, e sono le stesse persone che ora sono qui a festeggiare con me la riuscita di questa lunga avventura.